30 ottobre 2012

MENTE BIOLOGICA E SOCIETA’ CIVILE (Dott. Franco Verzella)

"Persino una parola così poco metaforica come il verbo inglese “to be”, essere, fu generato da una metafora. Esso deriva infatti dal sanscrito “bhu”, crescere o far crescere, mentre le forme inglesi “am”, io sono, e “is”, egli è, si sono evolute dal sanscrito “asmi”, respirare.
La coniugazione irregolare del verbo inglese più comune conserva un ricordo del tempo, in cui l’uomo non possedeva una parola per “esistenza” e poteva dire solo che qualcosa “cresce o respira" (Julian Janes)

Noi tutti ci troviamo a un passo da un cambiamento profondo del nostro rapporto con la vita, perché le conoscenze e le esperienze maturate nel settore della medicina e della biologia ci rivelano un nuovo orizzonte rappresentato dall’universo biologico, infinitamente più vasto e dinamico di quello fisico, al quale siamo rimasti affacciati dall’inizio della nostra storia evolutiva.
Questo universo biologico ha modellato per ciascuno di noi una identità molecolare ed energetica, che dialoga incessantemente con il tempo, alimenta la nostra vita mentale e si esprime nello stato di salute.
Salute e malattia dipendono dalle continue modifiche indotte da parte di molecole di provenienza endogena ed esogena sulla espressione dei nostri geni e sulla attività dei nostri circuiti enzimatici.
L’evento patologico si manifesta in seguito ad una perdita di libertà del grande sistema di relazioni e come tale va interpretato, se vogliamo passare dalla cura di una patologia d’organo alla guarigione ed al recupero dello stato di salute all’interno della vita quotidiana.
L'informazione scientifica accumulata in questi ultimi vent'anni nei settori della neurofisiologia, della psicologia e della sociologia, la straordinaria banca di immagini contenuta negli archivi delle principali reti televisive ed in Internet, le esperienze percettive maturate da migliaia di atleti che praticano sport estremi, le soluzioni politiche e sociali promosse dai grandi interpreti del mutamento ci invitano a cercare lungo percorsi percettivi e ci confermano che noi ci comportiamo come “essere visivi” quanto più sottile e “differenziata” è la nostra esperienza.
Per contro, la fisicità che occupa così pesantemente l’esperienza quotidiana, ostacola ed interrompe l'esperienza del tempo, anima e misura dei nostri vissuti e noi continuiamo ipnoticamente a confrontarci con cose, corpi, oggetti, mentre la vita diffonde lungo tragitti temporali, che i nostri occhi intravedono di tanto in tanto, malamente.
Se la letteratura non basta ad assicurarmi che non sto solo inseguendo dei sogni, cerco nella scienza alimento per le mie visioni, nelle quali ogni pesantezza viene dissolta.
Lo Spiritus Phantasticus secondo Giordano Bruno è un mondo o un golfo mai saturabile di forme e di immagini.
Ecco io credo che attingere a questo golfo della molteplicità potenziale sia indispensabile per ogni forma di conoscenza. Penso ad una possibile pedagogia dell'immaginazione, che abitui a controllare la propria visione senza soffocarla”. (Italo Calvino “Lezioni americane” Garzanti ‐ 1988)
La storia, la letteratura, la vita quotidiana hanno trovato e trovano nei segnali che i nostri occhi selezionano e rilanciano l'accendersi e lo spegnersi delle nostre esperienze consapevoli ed inconsce. Abbiamo tutti presente come il viso di una persona cara, un paesaggio naturale, la conquista di un traguardo si riflettano dai nostri occhi in tutto il corpo attraverso una sinfonia di percezioni cutanee, muscolari, viscerali. Così la funzione e l'esperienza visiva per il continuo interfacciarsi e “processare” informazioni che alimentano l'equilibrio ed il benessere fisico e psicologico, rappresentano un termometro sensibile delle nostre condizioni di salute.
Nei primi 7‐8 anni di vita il processo di apprendimento visivo presenta appuntamenti di straordinario significato per la formazione e lo sviluppo dell’individuo.
La qualità dell'immagine, l'equilibrio tra funzione binoculare ed accomodativa, la traduzione dell'esperienza visiva in processi cognitivi via via più complessi, la organizzazione e la gestione di memorie visive, il coordinamento visuo‐motorio nella formazione e nel continuo adattamento dello schema corporeo, l'integrazione e la traduzione visiva dell'esperienza verbale e musicale sono alcune delle principali funzioni che impegnano il bambino nel suo sviluppo e nell'adulto vanno a costituire gli strumenti, attraverso i quali si articola la personalità, con le sue capacità di apprendere, di comunicare, di esprimersi.
Sono a loro volta queste funzioni il risultato di un dialogo molecolare ed energetico che anima le relazioni tra i nostri sistemi biologici e l’ambiente.
Da questo dialogo occorre dunque partire per reinterpretare le priorità che vivono nei nostri tessuti e nei comportamenti come frutto della storia evolutiva.
E' questa la grande sfida che ci attende e che, attraverso lo studio dell'individualità biologica, ci porta al recupero ed al primato di quella soggettività che le culture orientali da sempre esplorano attraverso le esperienze della consapevolezza.
I razionalisti sono coloro che vedono quello che credono, mentre gli empiristi sono coloro che credono quello che vedono.
Il ricercatore, invece, è chi sa mantenere la porta sempre aperta tra la propria conoscenza e l’esperienza, con la consapevolezza di essere egli stesso parte di questo continuo esperimento.
In altre parole, il mondo indagato e la propria identità sono contenuti entrambi all’interno della scatola nera, che l’esperimento cerca di interpretare, analizzando i segnali che da essa provengono e sono via via percepiti e ricordati.
L’esperienza famigliare per chiunque si occupi di autismo, sia come genitore che come medico, è la quotidiana scoperta della natura biologica della nostra mente, per cui il comportamento è continuamente modulato da molecole di provenienza alimentare, intestinale, farmacologica, metabolica!
Nell’arco di venti anni l’incidenza dell’autismo è passata da 1 caso su 2.000 ad un caso su 80 bambini!
Inquinamento ambientale, tossicità alimentare, uso improprio di vaccini e di farmaci sono le principali cause di questa diffusione epidemica. Parallelamente nell’adulto si sono diffuse condizioni di disagio fisico e comportamentale, quali la sensibilità chimica multipla, la sindrome della fatica cronica, le patologie neurodegenerative su base autoimmune, che presentano numerose analogie biologiche con la sindrome autistica e coinvolgono la funzione intestinale, quella immunitaria, la capacità detossificante, polimorfismi genomici, stress ossidativo.
Un bimbo con diagnosi di autismo ha iniziato da qualche giorno la nuova dieta e la mamma riporta il cambiamento:
“Ha giocato al parco allontanandosi da altri bambini solo per poco. Ha preso un giocattolo telefono da un altro bimbo, lo ha appoggiato all’orecchio e ha detto “papà”.
Ha fatto la sua prima carezza sul viso alla mamma! Si toccava il corpo, si accarezzava, scopriva cose della nostra casa che non aveva mai notato prima.
Sin dal 29 marzo, a meno di 24 ore dalla introduzione della dieta, la cacca si presenta normale, 2‐3 volte al dì, senza episodi di diarrea, come eravamo abituati.
Sin dal primo giorno ha ricominciato a fare cena, mangiando con appetito per la prima volta dopo tanti mesi .
L’approccio molecolare e funzionale unito ad un concreto pragmatismo clinico e multidisciplinare, consentono di procedere nella ricerca delle cause e nella cura del bambino autistico, al riparo da interpretazioni statistiche e di classificazioni di malattia, che non sanno leggere la specificità biologica e comportamentale dell’individuo.
Se un bambino ritenuto incurabile recupera l’uso della parola e la capacità di apprendere e di relazionarsi dopo alcuni mesi di cure mediche ed il rispetto di una dieta, significa che quelle cure mediche e quella dieta possono giovare ad una popolazione vastissima, anche perché una popolazione vastissima presenta disturbi intestinali, immunitari, emotivi, comportamentali evidenti e quotidiani, che rimangono incarcerati a causa di convenzioni tramandate, che oggi si dimostrano non più attuali e dannosamente inutili.
Significa anche che quella medicina che giudica incurabile il bambino autistico, deve attentamente interrogarsi sulle ragioni di questo suo ritardo e sui fondamenti del suo approccio alla salute.
Così, l’esperienza dell’autismo ci coinvolge ogni giorno e ci impone una riflessione critica nei confronti dei nostri riferimenti e delle nostre priorità, con la forza di una evidenza nuova e continuamente sperimentabile .
Nuove evidenze! Che proiettano nella nostra esperienza quotidiana un dubbio acuto nei confronti di molti criteri e principi derivati dalla tradizione umanistica e giuridica.
In altre parole, se troviamo assurdo giudicare “immorale” il comportamento di un bambino autistico, perché ci rendiamo conto che esso é secondario a disturbi di tipo organico, quali una disbiosi intestinale, un blocco enzimatico metabolico, un accumulo di metalli tossici od una encefalite, per lo stesso motivo possiamo cominciare a dubitare delle nostre categorie di giudizio nei confronti del comportamento disturbato dell’adulto, sospettando che anche in questo caso possa trattarsi di manifestazioni e non di cause.
Dalla ricerca e dalla cura medica del bambino autistico nasce dunque una nuova capacità di interpretare la nostra salute e la proposta per la costituzione di un movimento, che esprima competenze umanistiche, giuridiche e biologiche e che si occupi del disagio e delle patologie del comportamento e dell’apprendimento, quali i disturbi dello sviluppo, le dipendenze, i comportamenti violenti, la delinquenza minorile, le malattie psichiatriche.
                                                                                                                              Franco Verzella
                                                                                                                         Bologna, Ottobre 2012

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